Carretera Austral
Carretera Austral – Cile – Sud America
Oggi voglio farvi conoscere la Carretera Austral, una delle ultime frontiere di viaggio per viaggiatori ancora poco esplorate. Negli ultimi anni la Patagonia è diventata una meta gettonatissima. Il Perito Moreno, Torres del Paine, El Chalten, sono indubbiamente luoghi di grande fascino che valgono assolutamente la pena di essere visitati. Però troppo spesso ci si dimentica che questa regione si estende per più di 1000000 km2 tra Cile e Argentina e offre molto ma molto di più.
Capisco perfettamente che non tutti possano permettersi mesi di viaggio e che si cerca sempre di vedere il più possibile nel breve tempo a disposizione. Però, c’è un detto da queste parti che recita: “Quién se apura en la Patagonia pierde su tiempo”. Frase che condivido appieno e che rispecchia ciò che è l’essenza di questa terra. La vera magia della Patagonia sta nell’affrontarla lentamente, seguendo le sue regole.
La Carretera Austral, la famosa ruta 7 che attraversa tutta la Patagonia cilena parallelamente alla Ruta 40 in Argentina. Da Puerto Montt si raggiunge Villa o’Higgins lungo 1247 km di pura avventura, da affrontare in ogni modo a piedi, in bicicletta, in auto, ogni mezzo e buono perché non ci sono molte alternative.
Ore ed ore di autostop; lunghe traversate nei pick-up respirando polvere traversate in barca tra i fiordi; giornate di vento e pioggia che ti mettono a dura prova; montare e smontare la tenda quasi tutti i giorni, cucinando su fornelleti da campo quel poco che i piccoli almacen ti vendono lungo la stada.
Attrezzatura per affrontare al meglio la Carretera Austral.
il mio viaggio lungo la Carretera Austral è iniziato in un grande magazzino di Puerto Montt, per comprare tutta l’attrezzatura da campeggio necessaria. Se si vuole viaggiare in economia e potersi accampare anche nei free camping è necessario infatti disporre: di una buona tenda, resistente al vento e all’acqua; di un materassino; di un fornelletto; di un set di pentole e stoviglie. Una volta acquistato tutto l’occorrente si è pronti a partire.
Prima tappa: Puerto Montt – Hornopiren
Si tratta di 4 ore tranquille in bus, per strade tutte asfaltate, dopo di che è necessario prendere un piccolo traghetto tra Caleta la Arena e Puelche, già compreso nel costo del biglietto del bus. A Hornopiren non c’è molto da fare, se non assaggiare i piatti tipici del luogo. Io ho provato il Curanto, il più tradizionale piatto della zona, che viene cucinato tramite un metodo di cottura molto antico.
Viene scavata una buca nel terreno, della profondità di un metro circa, sul cui fondo si posizionano delle pietre incandescenti. Una volta raggiunta la temperatura, queste si spostano alle estremità esterne della buca, mentre al centro vengono inseriti gli ingredienti, che possono essere frutti di mare, pollo, maiale, patate… il tutto ricoperto da foglie aromatiche o verze.
I miei compagni di tavolo scelgono il salmone, il cordero asado e le empanadas de mariscos: facciamo girare i piatti, per poter assaggiare un po’ di tutto. Ci concediamo anche una torta mi mirtillo come dolce. Tutto è estremamente squisito. Per digerire ho dovuto fare una passeggiata esplorativa nel piccolo paesino interamente costruito in legno, incastrato tra mare e montagne. Le maree sono eccezionali da queste parti, tanto che la maggior parte delle barche sono adagiate al suolo: lo scenario è molto malinconico, soprattutto al tramonto.
Seconda tappa: Hornopiren – Chaiten
Salpiamo alle 3:00 del pomeriggio (partono 4 corse al giorno): si tratta all’incirca di 6 ore di viaggio, di cui 5 a bordo di un traghetto che attraversa degli splendidi fiordi, fino a Caleta Gonzalo. L’ultimo tratto di autobus, per arrivare a Chaiten, consiste in 54 km completamente sterrati.
Intravedo dal finestrino diversi laghi e spettacolari piante con enormi foglie, impolverate dal passaggio delle auto. Vorrei scendere e scattare fotografie, e mi prometto di non prendere altri mezzi di trasporto pubblico per evitare di perdermi altre meraviglie. Dopo una piccola sosta a Santa Barbara arriviamo finalmente a Chaiten intorno alle 10 di sera, è già buio.
Fortunatamente trovare un posto per piantare la tenda è molto facile, nonostante il gran numero di persone in vacanza in questo periodo: dovete sapere che il mese di Febbraio in Cile è paragonabile al nostro Agosto per le ferie e negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani, la Carretera Austral è diventata piuttosto popolare. Intere compagnie di ragazzi imbracciano il loro zaino e si lanciano all’avventura.
Terza tappa: Chaiten – Puerto Raul Marin Balmacheda.
Chaiten è fondamentalmente un paesino in cui la gente vagabonda aspettando di trovare una soluzione per proseguire il viaggio. Passaggio obbligatorio per proseguire a sud. Da qui o si va Futaleufu, passando da Puerto Cardenas, in barca fino a Cabanas, o come abbiamo fatto noi, in traghetto fino a Puerto Raul Marin Balmacheda.
Entrambi i servizi di navigazione sono gratuiti. Per via di una devastante frana che ha bloccato il passaggio nei pressi di Santa Lucia. Qui a Chaiten si potrebbe già iniziare a fare trekking sull’omonimo vulcano. Noi decidiamo di conservare le nostre forze per quando saremo più a sud.
Quarta tappa: Puerto Raul Marin Balmacheda – Puyuhuapi.
Con il traghetto notturno preso a Chaiten costeggiamo tutta la costa della riserva del vulcano Corcovado. Solo la luna piena ci permette di intravedere la sua cima terrificante. Arriviamo a Raul Marin Balmacheda alle 6:00 del mattino che è ancora buio e ci ritroviamo in un paesino che sarebbe il set perfetto per un film horror: nebbiolina, vento che fa cigolare le porte e neanche l’ombra di un essere vivente.
Da lì, non si sa bene come, ci ritroviamo con altre 15 persone su un furgone che ci porta a La Junta attraversando e costeggiando il rio Palena e le montagne della reserva Nacional lago Rosselot, davvero degne di nota.
Qui chiediamo informazioni per proseguire, ma sembra che non partano autobus, se non uno alle 5 del mattino del giorno seguente.
Proviamo a fare autostop, ma la scarsità di veicoli che passano lungo la Carretera Austral e la spietata concorrenza rendono pressoché impossibile trovare un passaggio. Quando abbiamo perso definitivamente la speranza, però, vediamo arrivare un minibus già pieno di gente, che solo pregando convinciamo a caricarci. Ci incastriamo come in un tetris tra gli altri passeggeri ma siamo a bordo. In qualche modo riusciamo ad arrivare a Puyuhuapi: ci prepariamo dei tacos, ci scaldiamo attorno alla stufa fornita dal campeggio e ci buttiamo a letto esausti.
Puyuhuapi è un tranquillo villaggio di pescatori all’estremità di un enorme fiordo sul mare. Il posto è tranquillo, noi decidiamo che è il momento di una pausa e ci fermiamo qui una notte in più, sperando anche che smetta di piovigginare (in Patagonia tutti utilizzano Windguru per consultare il meteo, ma sappiate che è praticamente impossibile fare previsioni da queste parti!).
Quinta tappa: Puyuhuapi – Quelat – Free camping nei pressi di Puerto Aysen
La sveglia è alle 5:00 del mattino per prendere l’unico bus che da Puyuhuapi può portarci al parco nazionale del Queulat. Una volta arrivati, si scatena il diluvio universale: di visitare il parco non se ne parla, ci rintaniamo in una caffetteria aspettando un segno del destino. Passano un paio di ore – durante le quali abbiamo maledetto qualsiasi cosa– quando dalla porta vediamo entrare Mayaan, una ragazza israeliana che viaggia da sola con un camper e il suo cane Chai, un bellissimo lupacchiotto.
Forse è lei il segno del destino che aspettavamo: iniziamo a parlarci e gli raccontiamo le nostre disavventure. Lei dal canto suo ci offre un passaggio a Sud (ma ben presto diventa una compagna di viaggio per tutti i giorni seguenti): non ci pensiamo due volte, il Ventisquero Colgante e il Parque Quelat nonostante siano dei Must della Carretera Austral dobbiamo saltarli.
Carretera Austral: da Coyhaique a Puerto rio Tranquilo
La Carretera Austral prosegue verso Puerto Aysen, ci fermiamo per fare rifornimenti e ci rimettiamo subito in marcia. Arriviamo a Coyhaique l’unico centro abitato che si può definire ”città” di tutta la Carretera Austral.
Non c’è molto da fare in realtà, ma tutti quelli viaggiano su questa strada passano da qui. La piazza è piena di mochileros che riposano e bivaccano in attesa di ripartire.
Pubblicato da Mondeando su Giovedì 22 febbraio 2018
Ci accampiamo in un free-spot ma dopo un giorno ci spostiamo in un camping più attrezzato, con una bella vista sulla valle Simpson. Accampati qui ci sono tanti altri ragazzi, con cui condividere consigli e aneddoti sulle future tappe. Finalmente riusciamo anche a farci una doccia! In totale ci fermiamo 3 notti a Coyhaique, abbastanza per racimolare le energie in vista dei prossimi giorni, che saranno di trekking.
Settima tappa: Coyhaique – Cerro Castillo.
Mi metto alla guida del van di Maayan. Il tratto della Carretera Austral appena fuori dalle porte di Coyhaique è davvero spettacolare. Montagne morbide e sinuose fanno da cornice ad una valle collinosa che nel tardo pomeriggio, al calar del sole, si tinge di un giallo intenso, punteggiata da varie balle di fieno, pioppeti, fattorie, piccoli villaggi di legno.
Una lingua di asfalto nero pece disegna la strada verso le montagne più alte, che iniziano a intravedersi all’orizzonte. Il paesaggio muta considerevolmente, boschi, e cime innevate fanno adesso da padrone. Mentre attraversiamo la Reserva Nacional Cerro Castillo abbiamo anche la fortuna di avvistare un raro cervo di Huemules, che ci attraversa la strada. In questo momento mi sento per davvero in una terra selvaggia. La Carretera Austral che mi sono sempre immaginato inizia qui.
Passiamo anche dall’intersezione per la laguna Chuguay, dove partono i trekking di 4 giorni nella riserva; ma noi opteremo per quello di due giorni, dato che siamo in 4 più un cane. Iniziamo una discesa a tornanti, con il sole che ci batte in faccia ma che lentamente inizia a sparire dietro le montagne. Quando finalmente riusciamo a vedere qualcosa, davanti a noi si palesa tutta la maestosità delle cime del Cerro Castillo, con i suoi ghiacciai perenni e le viste sconfinate sulla Patagonia.
Ci accampiamo quindi vicino all’entrata del parco a Villa Cerro Castillo, così da poterci svegliare prima delle 7:00 del mattino per entrare senza pagare. Purtroppo quasi tutti i terreni della Patagonia cilena sono privati, (un’eredità di Pinochet) e alcuni proprietari fanno pagare anche il solo passaggio sulle loro terre.
Ottava tappa: 2 giorni di Trekking a Cerro Castillo.
Ci svegliamo alle 5:00, alla casetta dove bisognerebbe registrarsi e pagare non c’è nessuno, come previsto, ma in compenso ci sono tanti altri furbetti come noi che l’hanno pensata uguale. La prima ora di trekking è abbastanza semplice, serve a prendere confidenza con il territorio e capirne le potenzialità naturalistiche.
Proseguendo, la salita inizia a farsi più ripida e rocciosa fino a raggiungere il mirador della laguna: alla fine saranno 3:30 le ore necessarie per raggiungerla. Che spettacolo! Davanti a me il Cerro Castillo completamente sgombro di nuvole, con la laguna ai suoi piedi che risplende di un azzurro vivo e brillante. Mentre alle nostre spalle si apre una vista sterminata su tutta la regione: si vede perfettamente qualsiasi cosa a distanza di centinaia di chilometri. Laghi, montagne, il nulla, il vento, la sensazione di essere in uno dei posti più remoti della terra…
Raggiungiamo la laguna; il sentiero non è ben segnalato, ma con Maps.me è impossibile perdersi. Proseguiamo ancora per qualche chilometro e montiamo la tenda in uno spiazzo, dove ci troviamo un’altra ventina di tende. Uno dei posti più incantevoli dove abbia mai campeggiato. Mi appresto ad affrontare la notte consapevole che l’alba che verrà sarà una delle più importanti della mia vita. Qui festeggerò infatti il mio anno di viaggio, e non potrei desiderare di essere in posto migliore.
La notte è fredda, ma l’alba è qualcosa di commovente: me la godo tutta dall’interno della mia tenda, ammirando le cime che pian piano diventano rosa e il solo rumore del fiume a rompere il silenzio. Ci scaldiamo un mate e io parto per una mezza giornata di trekking. Altri boschi millenari, altri fiumi da guadare, altri ghiacciai da ammirare… La natura può diventare una droga della quale non riesci più farne a meno. Vorrei rimanere qui qualche giorno in più, ma non è possibile: quando si viaggia in gruppo bisogna pur accettare qualche compromesso.
Nona tappa: Villa Cerro Castillo – Puerto Rio Tranquilo
Oggi siamo totalmente in balia degli eventi. ci separiamo da e Maayan e dal van. Ci mettiamo a fare autostop senza aver una minima idea di dove arriveremo, ma sentiamo che oggi l’universo è dalla nostra parte. Dopo neanche dieci minuti, Simon, in gita con la sua famiglia, ci carica nel cassone del suo pick-up. Per 122 km respiriamo la terra che lo sterrato alza.
In compenso, godiamo di una posizione privilegiata per ammirare la bellezza di questo tratto di strada, che costeggia il fiume Ibanez e, successivamente, il fiume Murta tra strette valli chiuse, per poi sfociare in quello che è il lago dal color azzurro più bello che io abbia mai visto: il Lago General Carrera. I panorami cambiano costantemente ad ogni curva, si passa dal verde delle montagne coperte di boschi alle gialle steppe in cui corrono liberi i cavalli, a ridosso del lago nelle varie Estancias della zona. I contrasti creano una saturazione quasi irreale dei colori nei paesaggi che mi circondano, io rimango sbalordito da cotanta bellezza.
Arrivati a Puerto Rio Tranquilo rimaniamo subito stregati dal fascino di questo paesino. Ringraziamo e salutiamo Simon e piazziamo la tenda in un hostel-camping. Andiamo subito a vedere il pezzo forte del lago: le Capillas de Marmol. Queste formazioni rocciose si raggiungono in in Kayak o in barca, dal porticciolo di Puerto Rio Tranquilo i tour partono ogni 15 minuti e valgono davvero la pena. Le Capillas sono decisamente fotogeniche e creano dei giochi di luce meravigliosi, con le loro sfumature bianche e nere che si riflettono nell’azzurro del lago.
Tornati a riva, ci cuciniamo un risotto – da noi battezzato ”alla Carretera Austral”. Ingredienti? Quello che ci avanza, ovvero: riso, piselli e wurstel aperti da qualche giorno. Per rimediare a questo scempio ci concediamo due birre in uno dei tanti birrifici artigianali che si possono trovare in Patagonia. Una buonissima birra fatta con l’acqua pura dei ghiacciai era proprio quello che ci serviva.
A proposito di ghiacciai, qui vicino c’è il Glaciar Explorador: un po’ troppo caro per il nostro budget, ma a detta di tutti quelli che ci sono stati, vale la pena; deve essere una bella esperienza e una valida alternativa al più blasonato Perito Moreno. La Carretera Austral prosegue in posti sempre più isolati
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