La Baja California in Autostop.
La Baja California, si è trasformata in un viaggio epico. Non avevamo idea di cosa avremmo trovato nei 1400 km che separano Cabo San Lucas con Tijuana. Ci siamo lanciati all’avventura come nel libro di Keroauc vivendo la strada, facendoci trasportare dagli eventi, fidandoci della bontà delle persone. In mezzo storie, personaggi, amicizie e crisi di nervi.
Questo è il diario di viaggio di Mondeando, attraversando la Baja California come ”Raiters”
Giorno 1: Cabo San Lucas – Cerrito
Cabo San Lucas è la Cancun della Baja California decidiamo decidiamo di andarcene subito per e raggiungiamo Cerrito. Il primo passaggio in autostop è stato facile, ci scaricano in autostrada e ci incamminiamo lungo una strada sterrata piena di cactus giganti, fino a quando non troviamo un altro passaggio fino alla spiaggia. Sembrano tutti entusiasti di trovare tre autostoppisti questo ci fa ben sperare per il prossimi giorni. Ci accampiamo qui per sta notte, ci sono le condizioni ideali. Cerrito non è altro che un accozzaglia di case costruite a caso tra migliaia di cactus, la spiaggia è adatta a che vuole fare Surf. le onde del pacifico e le varie scuole, insegnano le basi per rimanere in piedi sulla tavola. Per il resto qui tutto si deve ancora sviluppare, probabilmente se torneremo fra qualche anno rimpiangeremo la tranquillità che c’è ora. Ci godiamo il mare anche se fa freddino per essere maggio.
Giorno 2: Cerrito – Todos Santos.
Stanotte abbiamo dormito benissimo, svegliarsi con il rumore del mare è una delle sensazioni più belle che esistono sulla terra. Mi alzo convinto di fare autostop tutto il giorno ma in realtà faremo poca strada. Un signore canadese ci porta a Todos Santos, vediamo che è un paesino carino dove vale la pena fermarsi almeno una notte. Mentre Luca II e Gabri suonano la chitarra per strada supportati dall’atmosfera rock del posto io trovo una una stanza in un hotel dove per entrare bisogna passare da una lavanderia. Sistemiamo le nostre cose e andiamo a scoprire l’unico Pueblo Magico della Baja California.
La principale attrazione è l‘hotel California, dove i proprietari hanno creato un business fingendosi il famoso hotel degli Eagles nella loro canzone più famosa, prendendosi una querela. Però il mito è rimasto intatto tutti i turisti si scattano una foto ricordo davanti all’entrata. Ma Todos Santos non smette di stupirci nella piazza principale è in corso il festival del mole, 375 pesos l’accesso con degustazioni. Solitamente mangio con 40-50 pesos ci rimango molto male, siamo sempre più stufi di mangiare tacos, avrebbe fatto al caso nostro.
Scoraggiati ci fermiamo a contemplare una pizzeria italiana, pensando alla solita fregatura, fino a quando dal forno ci urlano ”aooohvenite qua”. Niente (Claudio cosi si chiamo il pizzaiolo) dopo una lunga trattativa ci convince a fermarci a mangiare. Tre margheririte a meno di 5€ l’una gli abbiamo fatto davvero pena. Con gran sorpresa Claudio ci porta tre pizze differenti, una margherita, una ai formaggi e una salsiccia e funghi. Tutte estremamente buone. In questo momento siamo le persona più felici sulla terra.
Giorno 3: Todos Santos – Loreto.
Oggi sarà una lunga giornata, vogliamo raggiungere almeno Loreto . Ci mettiamo in strada, ma l’unico mezzo che ci carica è un pullman, abbiamo bisogno di velocizzare i tempi ed arrivare a La paz rapidi. Abbiamo imbrogliato ma Abbiamo avuto un emergenza da risolvere. Arrivati con largo anticipo, prendiamo un Uber e ci facciamo portare alle porte della città.
La gran botta di culo della giornata arriva dopo nemmeno 10 minuti. Jesus, un biologo di San Ignacio, ci carica sulla sua Kia rossa con aria condizionata e ci porta a destinazione è la prima volta che mi capita in due anni di viaggi di trovare un passaggio cosi rapidamente. Il tragitto scorre tranquillo, ogni tanto evitiamo qualche mucca ferma in mezzo alla strada, che non guasta, ci aiuta a stare svegli per fare compagnia a Jesus, dato che la strada è molto noiosa. Con gran stupore quando già ci stiamo avvicinando a Loreto ci si addentra tra le montagne e il paesaggio muta considerevolmente, l’unica cosa che non cambia sono i cactus giganti che punteggiano il territorio. Insenature, baie, isole, montagne ad ogni curva uno spettacolo per gli occhi.
Arriviamo a Loreto verso le 16 abbiamo ancora abbastanza tempo per conoscere questa località. Lo facciamo in sella alle biciclette che Sergio nostro host dell’Airbnb. ci ha fornito. Loreto è una città fatta su misura per pensionati americani che vengono alla ricerca di atmosfere messicane. Il paesino è indubbiamente grazioso e piacevole da girare.
Giorno 4: Loreto.
Oggi Day off, di riposo. Le uniche gioie della giornata arrivano dalla cucina, a mezzogiorno Sergio ci prepara il polipo e la sera Gabri l’amatriciana . Come se fossimo a casa nostra. Sergio è un ragazzo meravigliose una delle persone più semplici e ospitali che abbiamo incontrato in tutto il nostro viaggio. Tanto che si è immedesimato nel nostro spirito e non ha voluto i nostri soldi per la notte considerandoci come amici.
Giorno 5: Loreto.
Giornata terribile oggi! Iniziamo ad alzare il pollice, sotto il sole cocente per ore, impietosendo alcuni locali che ci hanno comprato acqua e Coca Cola, mentre noi mangiavamo la polvere dei camion che ci passavano affianco. Dopo 5 ore siamo costretti a dichiarare il fallimento della giornata e torniamo a testa bassa a casa di Sergio. Purtroppo bisogna mettere in conto questi disagi in un viaggio cosi lungo, oggi abbiamo perso una giornata, ma in compenso non abbiamo speso quasi nulla.
30 Aprile 2019 – Giorno 96: Loreto – Viscaìno.
Ci riproviamo. Sergio ci porta allo stesso punto di ieri davanti a un signore che vende caffè, che non tarda ad offrircelo assieme a una flauta de frijoles. Oggi siamo decisamente più fortunati, dopo solo un’ora si ferma Carlos. Sistemiamo un po il suo pick-up per starci comodi, Luca e Gabri vanno nel cassone io davanti come co-pilota. Non male come passaggio 340 km, tra paesaggi fantastici. Passiamo da bellissime spiagge, come Playa Coyote e Playa los Cocos, con il le sue caratteristiche sfumature verdi nelle calme acque del Mar de Cortez. Guidiamo spediti Fino a Mulegè dove facciamo una piccola pausa per mangiare tostadas de cheviche.
Carlos è un istruttore ed ex professionista di ciclismo, mi fa piacere parlare con lui, sicuramente me la sto passando meglio di quei due nel cassone. Arriviamo a Santa Rosalia, paesino con forte influenza architettonica francese, tanto che la chiesa di Santa Barbara è stata costruita disegnata Gustave Eiffel. Ovviamente i francesi non si stabilirono qui per caso, ma per i giacimenti di rame, quando se ne andarono lasciarono un vecchio stabilimento arrugginito, divenuto ora attrazione turistica.
Avvicinandoci a San Ignacio si iniziano a vedere una serie di macchine da rally e una atmosfera alla Mad Max. In realtà è in corso di svolgimento la Baja 1000 un gara di fuoristrada che attraversa tutta la penisola della Baja California. Arriviamo a Viscaino, una città che non ha nulla da dire. Rottami ovunque, mulinelli di sabbia , camion, qualche negozio e alcuni hotel fatiscenti dove dormiremo stanotte. I tacos di trippa che troviamo sono l’unica cosa interessante di questo pueblo dimenticato da dio.
Giorno 7: Viscaìno – Catavina – Valle de los Cirios.
Altra giornata che inizia male, le prime ore di autostop sono da dimenticare, io inizio ad avere delle crisi nervose e medito se prendere l’autobus. Proprio quando stavo per gettare la spugna ecco avvicinarsi una jeep rossa, con rimorchio e un kayak sul tetto. Dal finestrino un gringo con il sombrero che con uno spagnolo British mi urla:
J ”donde vas amigos”
Io ”pal’norte”
J ”tienes documentos”
Io ”si”
J ” Vaaaaaamos”
Fu cosi che abbiamo trovato il ”raite” tanto insperato. (”raiters”cosi chiamano gli autostoppisti da queste parti). Con gli zaini fin sopra la testa riprendiamo il viaggio.
Jonh il nostro uomo della provvidenza a tratti ci sembra la persona più simpatica del mondo, mentre a tratti uno psicopatico. Fatto sta che passato Guerrero Negro ci ritroviamo nel mezzo del fottuto deserto con quest’uomo che sbanda pericolosamente e lancia birre dal finestrino e Si ferma ogni 10 chilometri spesso immotivatamente. Conosce a memoria questa strada, non usa un GPS ma un taccuino scritto a mano con scritte le miglia che separano un paesino e l’altro.
Stanotte passeremo la notte con lui ha già detto che ci porterà nel deserto non sappiamo se è interpretarla come una minaccia o se sarà l’ennesima esperienza da riderci su. Passiamo da Catavina percorriamo altri 15 chilometri e al cartello che indica il divieto di superare i 60 kmh lui sa che deve svoltare, ci addentriamo tra cactus e cirios giganti per qualche chilometro, fino a uno spiazzo dove parcheggia. Ci guardiamo attorno, provo un senso di isolamento che solo in Patagonia avevo provato.
Nessuno sa che siamo qui, l’avamposto più vicino è a 180 chilometri, non c’è segnale, non ci sono punti di riferimento, siamo noi la natura selvaggia e un pazzo che potrebbe essere il fratello di Dexter . Montiamo le tende, cuciniamo del pollo, e guardiamo le migliaia di stelle. Vado a letto prestissimo sono mentalmente e fisicamente provato ho solo voglia di chiudere gli occhi senza pensare ai coyote che ululano qui attorno.
Giorno 8: Valle de los Cirios – Ensenada.
Il silenzio del deserto mi ha cullato fino all’alba. Sono il primo a svegliarmi, vago un po a caso tra una varietà incredibile di cactus e piante grasse, i Cirios crescono solo qui e raggiungo i 5 metri di altezza. Spero di trovare qualche serpente, ma niente, scalo una roccia mi siedo e cerco di meditare. Ci rimettiamo in moto, andiamo El Rosario a far colazione, qui le ambientazioni sono da fine del mondo. Case di legno con la vernice grattata via dal vento da anni di incuria.
Finalmente vediamo l’oceano ce l’abbiamo fatta, abbiamo attraversato l’intera Baja California. John ci lascia a San Quintin, impossibile proseguire in autostop, gli ultimi 150 chilometri che ci separano da Ensenada li facciamo in Bus. Al Terminal c’è Jaime una ragazza che abbiamo conosciuto nella Huasteca Potosina che ci da ospitalità in un appartamento periferico della città.
Giorno 9: Ensenada – Tijuana
Da Ensenada ci muoviamo verso Tijuana, prendiamo il bus , sono troppo stanco per mettermi in mezzo una strada e poi ce l’hanno ampiamente sconsigliato, c’è troppo traffico da queste parti. Costeggiamo l’oceano fino al famoso muro che separa gli Stati Uniti con il Messico.
Siamo arrivati alla fine, abbiamo imbrogliato solo verso la fine ma il tempo non era dalla nostra parte. Ci avviamo verso la ”linea” il confine più famoso del mondo. Neanche il tempo di realizzare quello che abbiamo fatto che una nuova avventura ci attende dall’altra parte. la Baja California è giunta al termine ora inizia un altro tipo di California ma questa sarà un’altra storia…
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