Il Belize non è un paese Latino Americano.
Arrivando da Tikal in Guatemala, attraverso praticamente tutto lo stato, passo da San Ignacio, Belmopan, capitale del Belize, per poi arrivare al porto di Belize City dove prenderò la lancia che porterà a Caye Caulker. Si nota fin da dai primi chilometri che non siamo più in un paese latino, qui lo stile architettonico è totalmente caraibico britannico e si parla inglese. Curioso come l’influenza anglofona abbia creato un meltin-pot di culture tra Maya e schiavi africani dando vita all’etnia garifuna ora in prevalenza sopratutto lungo la costa.
In ogni caso non mi stanno troppo simpatici, sti belizeans! Come molti caraibici hanno una maniera di approccio molto invadente e me ne rendo subito conto al porto, dove devo evitare decine di persone che con la solita formula ”hello man, where are you frome” cercano di venderti qualsiasi cosa, pacchetti turistici, alloggiamenti, passaggi e ovviamente droga, aihmè molto diffusa da queste parti. Riesco a comprare il biglietto voglio andarmene da sto posto, salgo sulla prima lancia a caso, non sono neanche sicuro sia quella giusta ma non importa l’istinto mi dice che è questa e infatti in meno di mezz’ora mi ritrovo su un sottile lembo di terra chiamata Caye Caulker.
Caye Caulker
La prima impressione è di essere sbarcato in una baraccopoli, mi sembra un agglomerato di capanne con pareti in bambù e tetti in lamiera, ma fortunatamente mi sbagliavo e più giro l’isola più trovo sistemazioni un po più resistenti e ben rifinite e mi piace questa cosa che non ci sono veicoli a motore ma solo golf cart elettrici.
L’atmosfera sull’isola è super easy sarà per via della ganja che abbonda e profuma le strade, la musica reggae e i tanti rasta mi fanno pensare di essere arrivato in un enclave jamaicano o almeno cosi mi immagino la Jamaica. Vado al Bella’s Hostel che mi avevano consigliato e contratto un materasso buttato per terra.
La giornata non è bellissima dal punto di vista meteorologico, non ce la sentiamo di fare snorkeling! Cosa fare su isola lunga un paio di chilometri per non annoiarti? Tenendo conto che non ci sono spiagge? Assolutamente nulla se non dedicarci alla cucina! Decidiamo di organizzare una grigliata, pollo, cipolle e patate ed è fatta. Brendom il propietario dell’ostello, ci porta da un amico che cucina spiedini per strada e condividiamo la griglia con questo signore, mentre lui continua a svolgere la sua attività.
In pratica stiamo grigliando sulla via principale come se niente fosse, attirando inevitabilmente le attenzioni di molti passanti, che si fermano a scambiare due chiacchere. Saltano fuori anche delle bottiglie di rum e ho perso il conto di quante Belkin. La grigliata si è trasformata in una festa in non so quale preciso istante, fatto sta che una volta finito di mangiare mi ritrovo in mezzo a un folto gruppo a girare per locali.
Quando dicevo le situazioni devono capitarmi senza andare a cercarmele intendevo proprio questo. Sono già passati quasi due mesi da quando sono partito, ogni tanto mi fermo e penso sopratutto dopo giornate come quella odierna, dove ti capitano cose e situazioni assurde.
Un mondo sott’acqua.
Questa notte c’è stato un fortissimo temporale, l’acqua veniva giù a secchiate e entrava dalle finestre dell’ostello ma fortunatamente questo è servito ad aprire il cielo e oggi splende il sole, è la giornata giusta per andare a fare snorkeling e conoscere la seconda più grande barriera corallina del mondo. Andiamo con un tour guidato in mezzo al mare.L’acqua cristallina è semplicemente favolosa, una piscina azzurra, calmissima, mai visto un mare cosi bello. Sembra di essere in un acquario già dalla barca si possono ammirare svariati tipi di pesci, ma la vera meraviglia è sott’acqua.
E chi se ne frega se non sono squali cattivi ma dei docili squali gatto, sono comunque impressionanti e un po di timore te lo lasciano sempre. Finita la escursione torniamo sulla terra ferma, mi resta la sensazione di aver appena fatto un’ esperienza che resterà per sempre impressa nella mia mente, una giornata memorabile.
Caye Ambergris.
Ci spostiamo più a nord in un altro atollo del Belize: Caye Ambergris, conusciuto anche come San Pedro che è già più città rispetto a dove eravamo ieri. Qui infatti è tutto più caotico e inquinato, sicuramente meno affascinante ed è tutto immotivatamente più caro.
Ancora entusiasta dall’esperienza precedente, oggi mi rituffo in mare, andiamo alla riserva naturale di Hol Chan pronti per un’ altra giornata di snorkeling. Qui rispetto a l’altro ieri la fauna è molto più rigogliosa, ci sono delle vere e proprie nuvole di pesci, sono talmente tanti che puoi toccarli, anche gli squali sono molti di più e molto più grossi.
Unico rammarico è non aver visto le tartarughe e i lamantini ma non si può avere tutto, anzi ringrazio il cielo che ho potuto vedere con i miei occhi una delle barriere coralline più belle del mondo prima che scompariranno del tutto. Posso andarmene dal Belize pienamente soddisfatto di quello che ho visto, un po meno per come l’ho vissuto. Non credo di aver capito bene la gente locale, sicuramente avrei dovuto passarci più tempo e conoscere di più l’entroterra. Sarà per la prossima volta è ora di rifare lo zaino e cambiare nuovamente stato. Prossima destinazione Bacalar in Messico.
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