Prima di partire per l’America Latina perché non farsi un giro in Giappone?
Lo so è strano che io vi parli di qualcosa che non riguardi il mondo latino, ma questo viaggietto in Giappone mi ha aperto gli occhi su tante cose. Non ero mai stato attratto dal paese del Sol Levante ma ho avuto l’occasione d’oro per visitarlo. Questo è quello che ho visto in piccole pillole.
Nagoya – Magome – Tsumago.
Dopo 16 ore di volo, uno scalo, una valigia smarrita e scorribande di motociclisti inseguiti dalla polizia, siamo arrivati a Nagoya. L’impatto con la città è stato devastante: non ci cagano e ci cacciano dai locali, è vietato fumare per strada ma si può fumare fino alla morte nei locali, non si può urlare se non nel karaoke, silenzio e disadattati sociali smartphone dipendenti, ristoranti in cui a fine cena ti danno uno spruzzino per togliere l’odore dai vestiti. Insomma, benvenuti a Nagoya. Scioccati abbiamo deciso di isolarci sulle Alpi Giapponesi tra Magome e Tsumago, noi, gli orsi e un anziano che ci ha cantato brani popolari.
Osaka.
Dalla natura alla città. Primo impatto con il coas Giapponese: fiumana di gente, traffico e luci al neon da crisi epilettiche. Ore e ore per girare il Kuromon Market dove abbiamo assaggiato chicche di street food e sushi fatto al momento. Ci siamo persi tra sale giochi e manga a Den Den Town, passeggiato tra i migliaia di negozi di Namba e passato la serata nei locali di Dotonbori.
Castello di Himeji
saliamo sul prossimo Shinkansen (treni proiettile), destinazione castello di Himeji chiamato anche l’Airone Bianco.
Isola di Miyajima
Al quinto giorno di viaggio sempre di corsa tra un treno e l’altro, abbiamo deciso di guardarci un po’ dentro e meditare, così siamo approdati sull’isola di Miyajima. Ad accoglierci uno dei torii più famosi del mondo, posizionato in mezzo all’acqua e che abbiamo avuto la fortuna di vedere sia con l’alta che con la bassa marea, quello del Santuario d’ Itsukushima. Dallo Shintoismo al buddismo, e prendendo sentieri tra alberi e daini siamo arrivati al Daisho-i, uno dei templi più importanti, collocato alla base del Monte Misen. Qui 500 statue di Rakan, discepoli del Buddha, con cappellini colorati ci hanno scortato per tutta la visita. Siamo partiti con le nuvole e cene siamo andati baciati da sole, ovviamente solo dopo aver assaggiato i Momiji manjyu, dolci tipici, e bevuto un the bollente.
Hiroshima
Poi ci sono luoghi dove ogni descrizione è superflua, qui bisogna solo fermarsi, riflettere e non dimenticare.
Kyoto.
Con oltre 2000 templi, 17 patrimoni dell’UNESCO, Kyoto l’antica capitale del Giappone è sicuramente una delle città più belle del mondo. La famosa foresta di bambu di Harashiama, i 40000 torii di Fushimi-Inari, il Kinkaku-ji lastricato da foglie d’oro, le camminate nella natura, i curatissimi giardini zen sono solo alcune delle meraviglie di questa città che nonostante questo alone di spiritualità e misticismo sa essere all’avanguardia e incredibilmente moderna.
Nara.
Abbiamo avuto tempo di andare a fare un giro tra cervi impertinenti e giganteschi statue di buddha.
Tokyo.
Il mercato al dettaglio ittico più grande del mondo è qui a Tokyo. Un luogo caotico, splatter e puzzolente. Sicuramente non è adatto ad animalisti e vegetariani, ma è una meta da visitare dove si può stare a stretto contatto con pescatori, commercianti e ristoratori, tutti presi ad aggiudicarsi i pesci migliori nelle aste. È inutile che vi dica che il sushi qui è di un altro pianeta.
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