Dove abbiamo dormito
Cosa abbiamo visitato
Informazioni utili
Diario di viaggio
Dove abbiamo dormito
Long Hotel Tam Coc
Indirizzo: Ninh Hải, Hoa Lư, Ninh Bình, Vietnam
Prezzo: 7,00 € a persona a notte, in camera doppia.
Note: Camera pulita ed ampia, posizione centrale. Common room socievole e personale molto disponibile. Connessione internet WiFi buona.
Mondeando approva!
Mama Sa homestay
Indirizzo: a circa 10km dalla città di Sapa. Coordinate geografiche: N 22.302428, E 103.903454. Giunti alla stazione degli autobus di Sapa chiedete di Mama Sa e vi condurranno 😀
Prezzo: 15,00€ a persona al giorno, comprensivo di colazione, pranzo, cena ed escursioni.
Note: dormire in campagna a casa di un autoctono è sicuramente un’esperienza molto affascinante. Mama Sa e la sua famiglia sono molto disponibili e vi faranno trascorrere piacevolmente il vostro soggiorno. Connessione WiFi Ok!
Mondeando approva!
Cosa abbiamo visitato
Tam Coc: abitato di Tam Coc e dintorni
Hanoi: West Lake e pagoda
Sapa: abitato di Sapa e dintorni
Informazioni utili
Per prelevare esistono due tipi di sportelli bancomat: quelli locali, che erogano sino a 2 milioni di Dong, e quelli internazionali, che erogano sino a 9 milioni. In quasi tutti i prelievi che abbiamo effettuato, è stata applicata una commissione locale (dai 20.000 ai 55.000 Dong ovvero da 0,80€ a 2,20€). Qualora la vostra banca preveda una commissione per il prelievo all’estero, questo ammontare dovrà essere sommato alla commissione locale vietnamita.
Due parole in vietnamita 🙂
Sinh Chao: ciao – buongiorno
Cam On: grazie
Diario di viaggio
Giorno 36
Oggi è un altro giorno di partenza: abbiamo deciso che la nostra prossima destinazione sarà Tam Coc, un villaggio lungo il fiume situato 100 km a sud di Hanoi. Il trasferimento è stato anche in questo caso organizzato dall’ostello di Halong City, che ci ha venduto per 200.000 dong a testa (pari a 8,oo €) il biglietto del bus con notte in camerata gratuita. Il pullman è comodo, ma il viaggio è piuttosto lento e caratterizzato da sballottamenti continui a causa delle innumerevoli buche presenti sulla strada, dal manto estremamente “rugoso”. Arriviamo a Tam Coc alle 19.00 ed il bus ci lascia proprio di fronte all’ostello. Non sarebbe stato difficile raggiungerlo in ogni caso, questo villaggio è ancora più minuscolo di Halong City ed ha una sola via, tempestata di ristoranti, agenzie turistiche e negozi di souvenir. Insomma quando il turismo chiama, il Vietnam risponde 😉 . La camerata in cui siamo è da 20 posti, ma la stanza è molto grande e non ci si sente stretti. Il problema è invece l’aria condizionata, regolata a 17 gradi, mentre fuori ce ne sono una trentina! Pensiamo sia una misura contro gli insetti (molto più amanti delle temperature umide) oppure è probabile che la gente del posto sia folle. Ceniamo in uno dei molteplici locali che si affollano sull’unica strada, in compagnia di una ragazza inglese ed un ragazzo canadese, ospiti nel medesimo ostello, e ci prepariamo alla nottata in igloo… brrrr!
Giorno 37
Di buon mattino, ancora un po’ congelati, lasciamo l’ostello e ci trasferiamo nell’hotel di fronte, il Long Hotel, che dispone di camere doppie con bagno privato e terrazza ad un euro in più della camerata in ostello… misteri del Vietnam! Le due strutture sembrano comunque essere in collaborazione tra di loro, in quanto l’ostello usufruisce della cucina dell’hotel e ricambia mettendo a disposizione il proprio bar facendo sconti speciali per l’happy hour o sui cocktail. La camera è grande, luminosa, dotata di scrivania, zona soggiorno ed anche una terrazza privata. L’ultimo piano poi offre un’affascinante vista sulla piazzetta di Tam Coc e sul paesaggio carsico circostante. Non è difficile individuare quali siano le attività principali del villaggio: il giro in barca lungo il fiume Ngo Dong (prezzo di circa 200.000 dong a persona, 8.00 € circa), oppure il noleggio di un due ruote con cui esplorare i dintorni perdendosi tra risaie e piccoli villaggi.
La barca consiste in una canoa di bamboo spinta unicamente dalle gambe del suo guidatore. Questa particolarità nel sistema di guida è gettonatissima ed il percorso prevede degli stop per visitare i siti di interesse vicini. Tuttavia noleggiando una bici si può seguire via terra lo stesso tragitto del fiume, visitando le stesse attrazioni, con una maggiore autonomia. A mezzogiorno compriamo il pranzo d’asporto (carne di maiale e verdure con riso più involtini vietnamiti) in uno dei ristoranti adiacenti, trovando qualità ottima e porzioni molto abbondanti, viva il take-away!
Trascorriamo la serata in ostello, ma nonostante happy hour e free drink, l’atmosfera è un po’ fredda e poco animata… sarà la bassa stagione. Ne approfittiamo quindi per parlare un po’ con i ragazzi della reception, che ci insegnano a dire Sinh Chao (buongiorno) e Cam On (grazie) e ci illustrano quali altre zone del nord del Vietnam visitare. Ci interesserebbe molto arrivare sino al lago di Ba Be che si trova quasi al confine con la Cina, ma le previsioni non sono ottime per i prossimi giorni e i collegamenti da Tam Coc ad altre località prevedono quasi tutti il passaggio per Hanoi.
Giorno 38
Noleggiamo due bici presso il Long Hotel ad un costo di 40.000 dong l’una per l’intera giornata. (1,60 €). Scegliamo due mountain bike poichè quasi tutti percorsi sono praticabili in mezzo a boschi e campagne. La prima destinazione è la cittadina di Ninh Binh, a 7 km di distanza e dispone di sportelli atm per prelevare, assenti invece in Tam Coc. Sembra che gli sportelli abbiano però una disponibilità limitata, in quanto erogano 1 milione o 1 milione e mezzo di dong alla volta e prevedono pure una commissione locale piuttosto onerosa. Nel ritornare a Tam Coc evitiamo lo stradone principale per non incappare nel traffico e percorriamo le strade campestri secondarie, caratterizzate da stalle, recinti, gruppi di mucche al pascolo e ragazzi che pescano nel fiume.
Raggiunta Tam Coc proseguiamo verso ovest e svoltiamo in una stradina sterrata sulla destra che si perde nei campi. Il paesaggio che ci si para davanti è un misto tra rurale e selvaggio: la striscia di terra battuta taglia a metà risaie verdissime, circondate da imponenti monti carsici poveri di vegetazione, che mostrano quindi il grigio scuro della propria roccia in netto contrasto con il verde brillante delle piantagioni, delle palme e dei banani. Raggiungiamo per prima la pagoda di Bich Dong, il cui ingresso è gratuito, ma venditori di borse, cappelli e altri souvenir che affollano l’entrata tentano in qualsiasi modo di convincerci a corrispondere una sorta di biglietto comprando qualcosa da loro.
Arriviamo alla pagoda, al centro di un piazzale quadrato: è una costruzione in pietra grigia, sembra se ne possa visitare solo il perimetro esterno. Riusciamo comunque a scorgere da alcune fessure le statue buddhiste e le decorazioni all’interno. Sul piazzale sono presenti altri tre edifici, due dei quali in fase di pulizia e rinnovamento mentre il terzo è una sorta di portico, sotto il quale un’anziana signora vende della frutta. Usciamo dalla pagoda e inforchiamo la bici verso nuovi sentieri, incrociando ogni tanto qualche altra bicicletta o motocicletta. Tra le attrattive che si possono visitare in quest’area vi sono la Bird Valley, una sorta di parco ecologico con varie specie di uccelli, e le grotte di Hang Mua. Rientriamo in hotel al tramonto ed optiamo ancora per una cena d’asporto a base di noodles con verdure e gamberetti, forse i migliori mangiati finora in Vietnam!
Giorno 39
Salutiamo Tam Coc e ci prepariamo a ritornare ad Hanoi, dove avremo più mezzi ed alternative per decidere la nostra prossima meta. Tramite la reception dell’albergo abbiamo acquistato un biglietto del bus al costo di 160.000 dong a persona (6,50 euro) con notte in ostello inclusa. La partenza del bus è alle 16.00 e siamo costretti ad aspettarlo nella hall per tutta la giornata, in quanto fuori si è scatenato un violentissimo temporale che spegne ogni desiderio di esplorazione. Il viaggio in bus (un minivan 20 posti) è piacevole, il tragitto è quasi tutto in autostrada! Alle 19.00 il minivan ci lascia praticamente davanti l’ostello, al nr 45 di Bat Sur, ancora una volta nelle vie centrali della città. La camerata stavolta è veramente basilare: due file da tre letti a castello appoggiati lungo le pareti e la pulizia dell’ambiente lascia molto a desiderare, ma a caval donato…
Proviamo a recarci nell’agenzia turistica che ci hanno suggerito da Tam Coc, dove potremo ottenere informazioni su altre destinazioni vietnamite e sui prezzi, ma la troviamo chiusa. Poco male, rimediamo andando a salutare la movida di Hanoi, che non si ferma neanche sotto la pioggia.
Giorno 40
Ci svegliamo di buon mattino, però basta dare un’occhiata fuori dalla finestra per capire che la pioggia non ci lascerà in pace per i prossimi giorni e che quindi il trasferimento al lago di Ba Be non è fattibile, peccato! Prepariamo le nostre cose per lasciare l’ostello e cercare un’altra sistemazione, quando in camera entrano proprio le ragazze dell’agenzia turistica che abbiamo trovato chiusa la sera precedente, erano state avvertite del nostro arrivo e dei nostri progetti… pensa te che organizzazione! Spieghiamo che non è più nostra intenzione recarci a Ba Be dato il cattivo tempo, piuttosto preferiamo passare i prossimi due giorni nella capitale. Ne approfittiamo invece per ottenere informazioni circa il trasferimento a Sapa, località montana nel nord del Vietnam molto rinomata per i suoi paesaggi e per i numerosi gruppi etnici che ancora oggi vivono nel rispetto delle tradizioni. Ci confermano di poterci organizzare il trasferimento da Hanoi con bus notturno ad un prezzo di 240.000 dong a persona (meno di 10 €) per la notte seguente: approvato all’istante! In meno di cinque minuti abbiamo la nostra prossima meta ed i biglietti per arrivarci. Questa notte decidiamo allora di ritornare al Rendez-Vous Hostel, dove avevamo alloggiato nella nostra prima visita ad Hanoi.
Per pranzo ci procuriamo della frutta grazie alle onnipresenti venditrici ambulanti, che la trasportano in una coppia di ceste di bamboo appese ad un tronco appoggiato sulle spalle (in realtà la vendita ambulante di cibo è illegale in Vietnam e quando per la strada passa una camionetta della polizia queste donne si allontanano immediatamente con tutto il loro carico per non farsi cogliere in fragrante). Osservando attentamente, infatti, le venditrici sono sempre due o tre nella stessa zona, per tenere sotto controllo le vie adiacenti e farsi “da palo” a vicenda nel caso arrivi un mezzo della polizia.
Usciamo nuovamente alle 16 in direzione del West Lake, situato, come suggerisce il nome, nella parte ovest della città. Passata la pioggia l’aria è diventata talmente pesante che ci si muove lentamente e quasi boccheggiando. Siamo però contenti di attraversare zone della città non ancora esplorate, come la piazza della Liberazione o dei parchi dove si gioca a badminton, a football, si fa jogging o ci si può semplicemente sedere sulle panchine a riposare. Sul lago si affaccia la famosa pagoda di Tran Quoc (ingresso gratuito), non molto alta ma resa particolare dal suo colore rosso mattone.
Ad ogni piano della pagoda sono stati scolpiti degli archi che contengono delle statue buddhiste di colore bianco, che proseguono lungo tutto il perimetro. Come in ogni tempio l’ambiente è rilassante, permeato dall’odore di incenso e dalla cantilena delle preghiere di qualche monaco. Trascorriamo la serata in ostello, affaticati dalla pesante afa del giorno.
Giorno 41
La mattina effettuiamo il check out e ci iscriviamo al tour gratuito della città, organizzato dall’ostello in collaborazione con gli studenti dell’università di Hanoi. Ci sembra un ottimo modo per conoscere meglio la città e soprattutto per interagire con chi ci vive. Il tour è previsto nel pomeriggio. Possiamo perciò rimanere nella common room per usufruire di internet, del caffè e tè gratuiti e per pianificare meglio il nostro soggiorno a Sapa. In questa località è molto sponsorizzata la pratica dell’homestay, ovvero il soggiorno nei villaggi presso le famiglie locali, per far conoscere da vicino la realtà vietnamita e supportare allo stesso tempo la cultura rurale, una formula che ricorda un po’ le “casas particulares” di Cuba. Dietro suggerimento di una cara amica, che ha vissuto ad Hanoi negli ultimi sei mesi, ci rivolgiamo a Mama Sa ed alla sua famiglia. La contatto telefonicamente per prenotare le prossime due notti, e poiché la sua casa si trova in un villaggio a 10 km a sud di Sapa concordiamo anche il trasporto in taxi dalla stazione dei bus, dove arriveremo all’alba.
Alle 16 puntuali arrivano le nostre guide dell’università di Hanoi che ci accompagneranno alla scoperta della città.
Il loro tour prevede di passare chiaramente per le zone più rinomate ed anche se ne abbiamo già visitato la maggior parte decidiamo di non modificarlo, puntando sul fatto che sicuramente le due ragazze sapranno dirci qualcosa di più.
Ad esempio sono loro le prime a confermarci che il traffico provocato dai motorini è insostenibile, ma la gente non può muoversi diversamente, le macchine comportano costi troppo alti per via dei dazi di importazione. In prossimità del Lago Hong Kiem ci spiegano che il ponte è anche detto “Rising Sun Bridge”, che gli ideogrammi incisi sui pilastri all’ingresso del tempio non provengono dal cinese, ma dal vietnamita antico (sostituiti successivamente dai caratteri latini imposti dagli europei). La torre posta appena prima dell’ingresso al tempio rappresenta invece un monumento ai caduti di tutte le guerre vietnamite. Ci parlano inoltre dei simboli nazionali del Vietnam, la tigre, il drago ed il fiore di loto, e ci chiariscono il significato della bandiera del loro Paese: il rosso ricorda la rivoluzione, mentre le 5 punte della stella gialla rappresentano soldati, giovani, operai, intellettuali e contadini. Ci informano inoltre come in Vietnam ci sia una sorta di controllo delle nascite: lo Stato infatti consiglia ad ogni famiglia di avere al massimo due figli, una condizione però imposta a chi lavora per il Governo.
Ci portano infine a vedere la statua dedicata all’imperatore che spostò la capitale da Ninh Binh ad Hanoi, perché quest’ultima era più ricca paesaggisticamente ed infine la cattedrale di St Joseph, costruita nel 1886 dai francesi in un inconfondibile stile gotico. Ci fermiamo in uno dei locali di fronte la cattedrale per assaggiare il tè locale, il “tra chainh” servito freddo con del lime (15.000 dong l’uno, ovvero 0,60€). Non riusciamo a visitare solamente la prigione di Hoa Lo, dove i coloni francesi rinchiudevano i prigionieri politici, già chiusa a quell’ora. Ritorniamo in ostello passando per i vicoli delle 36 corporazioni e verso le 18.30 ci salutiamo, scambiandoci i contatti Facebook per farci inviare le foto del pomeriggio. Siamo soddisfatti della visita e di aver fatto la loro conoscenza, una nota in più alla giornata. Siamo convinti che ogni ostello dovrebbe proporre un’iniziativa simile: è ottima sia per chi visita, dando modo di interagire con i locali ed imparare non solo dalle guide, sia per gli studenti, che possono migliorare e praticare l’inglese e conoscere altre culture. Alle ore 21, come concordato con le ragazze dell’agenzia la mattina precedente, ci rechiamo all’ostello in Bat Sur, per prendere il bus che ci porterà, durante la notte, a Sapa. I cosiddetti sleeping bus (o night bus) possono ospitare anche 40 persone per viaggio su letti disposti a castello, uno inferiore (altezza corridoio) ed uno superiore (altezza metà finestrino). Riusciamo ad accaparrarci due letti in basso e siamo pronti alla nottata itinerante!
Giorno 42
Alle ore 4.30 della mattina il bus arriva alla stazione di Sapa, ma piove a dirotto ed è ancora buio per cui gli autisti ci consentono di rimanere sul mezzo a sonnecchiare fino alle 6.00. Verso quest’orario cominciano inoltre ad affollarsi intorno al nostro bus, ed agli altri giunti nella notte, i proprietari degli homestay per proporre il loro alloggio ai turisti, non appena le porte del bus si apriranno. Quando scendo chiedo del nostro contatto, Mama Sa che mi viene indicata subito. Sapa non è un centro molto grande ed i locali si conoscono tra di loro molto bene. E’ una donna molto molto piccola, ma con un bel viso sorridente ed energico. Notiamo subito l’acconciatura particolare che hanno lei e le altre donne sue “colleghe”: raccolgono i lunghissimi capelli neri in una coda che poi arrotolano attorno alla nuca e fermano in cima con dei pettini in metallo. Concordiamo il prezzo per il soggiorno di 35 US$ a testa per due notti e tre giorni, che include: tre pasti al giorno, il pernottamento, l’accompagnamento durante le escursioni in montagna ed il passaggio di ritorno dal villaggio a Sapa. Il viaggio per raggiungere il villaggio, in taxi è di una mezz’ora circa, rimane invece a nostro carico, e costerebbe in totale 240.000 dong (meno di 10 €), ma riusciamo a dividere la tratta con altre 4 persone, pagando quindi 40.000 dong a testa (1,60€). Due di queste persone sono una ragazza canadese ed una francese, che alloggeranno assieme a noi da Mama Sa, mentre le altre due (una ragazza spagnola ed uno argentino) alloggeranno in una casa vicina. Il taxi ci lascia davanti a quella che sembra una scuola, dietro la quale parte una salita in mezzo a vasti campi di grano, che porta alla casa di Mama Sa.
Non ha ancora smesso di piovere e vi assicuro che passare in mezzo ad un campo fangoso, alle 7 di mattina, con gli zainoni in spalla, tra polli e galline non è stato proprio una passeggiata. La casa di Mama Sa è, per dirla senza fronzoli, poco più di una baracca: la struttura è in mattone e legno ed il tetto costruito con lamiere legate assieme. L’interno è costituito da un unico stanzone poco luminoso, arredato in modo da formare tre spazi: la cucina, il salone con armadio, tavolo e postazione pc (questa, immancabile) e la zona notte con 6/7 letti matrimoniali muniti di zanzariera. C’è pure un soppalco o sottotetto dove sono stati posizionati altri letti e dove, al momento del nostro arrivo, stanno dormendo altre 4 ragazze francesi. Il pavimento non è piastrellato ma una colata di cemento e l’aria all’interno è piuttosto umida. Piastrellati sono invece i pavimenti di bagno e doccia, gli altri due locali separati dallo stanzone principale. Come da copione, appena entrati in casa e poggiati gli zaini smette di piovere: possiamo goderci l’abbondante colazione preparata dal marito di Mama Sa seduti in veranda, gustandoci anche il paesaggio di monti e risaie a terrazza che si sta pian piano aprendo in mezzo alle nuvole.
Ci concediamo una siesta di un paio d’ore. Dopo pranzo (zuppa di noodles di riso) Mama Sa ci accompagna per un mini-trekking di 2 o 3 ore (quello normale prevede 6 ore di cammino) per le valli intorno, sotto uno splendido sole. Raggiungiamo una piccola cascata, attraversiamo ponti traballanti, passiamo risaie e tanti altri piccoli villaggi. Mama Sa ci spiega che quasi ogni villaggio rappresenta un’etnia diversa, ed ognuna ha un proprio abbigliamento distintivo (che può andare dal colore dell’indumento alla forma del copricapo) ed una propria lingua, al punto tale che per capirsi, due persone di differente etnia sono spesso costrette a parlare vietnamita. Mama Sa conosce tre lingue: quella del suo villaggio, il vietnamita e l’inglese, imparato (molto bene tra l’altro) grazie ai turisti ospitati ed ai cartelli delle indicazioni stradali. Ammirevole, se si pensa all’ambiente rurale in cui queste popolazioni vivono e che la maggior parte di esse non ha mai messo piede fuori da Sapa. Ogni famiglia infatti dispone di un suo appezzamento di risaia, che coltiva per sé stessa e non per la vendita ed il commercio.
Ci fermiamo infine presso un capanno trasformato in piccolo negozio alimentare, dove facciamo merenda con dell’anguria e compriamo dell’acqua potabile, dato che nelle abitazioni non ne hanno.
Rientriamo a casa verso le 18 e ci è stata preparata una cena coi fiocchi!
Involtini fritti, carne di manzo con ananas e con salsa piccante, funghi e verdure saltati che consumiamo tutti seduti allo stesso tavolo, come in famiglia. La cena termina con un assaggio della “happy water”, come viene scherzosamente chiamata la grappa locale, a base di riso e contenuta in normali bottiglie di plastica, per cui occhio a non scambiarla con l’acqua normale! Visto che la giornata per la gente del posto inizia molto preso con il lavoro nei campi la sera si va a letto presto, così facciamo anche noi, anche perché sotto la zanzariera possiamo finalmente ripararci dalle mille zanzare e scarafaggi che sbucano da ogni pertugio non appena cala il sole.
Giorno 43
E’ il 28 maggio ed è un gran giorno: Tito compie 30 anni! Per festeggiare abbiamo deciso di ritornare un po’ indietro nel tempo e noleggiare un motorino per esplorare le montagne di Sapa su due ruote ruggenti, invece che in lunghi e faticosi trekking.
Il marito di Mama Sa ci ha procurato i motorini per un prezzo di 100.000 dong al giorno (praticamente 4 €). La benzina si può acquistare in molti dei capanni presenti lungo le strade ed è contenuta in bottiglie di plastica da mezzo litro o da un litro (distributori?? ahahah…). Il costo va dai 10.000 ai 20.000 dong a seconda della quantità, pensate che per fare un pieno si pagano circa 60.000 dong (la bellezza di 2,40 €!). Il marito di Mama Sa ci fa fortunatamente da guida e come prima tappa ci porta alle cascate d’argento Tac Bac, alte oltre 200 metri, tra le più belle del Vietnam (entrata a pagamento, 20.000 dong a persona (meno di 1€).
Successivamente attraversiamo villaggi etnici costruiti sulle risaie (40.000 dong a persona, meno di 2€) e ci fermiamo nei maggiori punti panoramici da dove si può godere di viste mozzafiato sui monti più alti del Paese, tra cui il maggiore è il Fanispan, forte di oltre 3000 metri. Lungo la strada incontriamo molti locali, che ci salutano con sorrisi e sguardi divertiti mentre percorrono su e giù le risaie con grosse ceste ricolme di riso oppure di tessuti, sciarpe, maglie cuciti e ricamati a mano.
Torniamo a casa soddisfattissimi delle cose viste, ma soprattutto del senso di libertà dato dal motorino, che noleggeremo ancora nelle nostre prossime mete in Asia.
Ceniamo ancora una volta tutti assieme con un menù non tanto diverso da quello della sera prima, ma comunque ottimo e conosciamo la nuova arrivata “in famiglia”: una ragazza francese -udite udite- anche lei in viaggio intorno al mondo per un anno ;D buona fortuna anche a lei!
Giorno 44
E’ arrivato il momento di salutare Sapa e dirigerci verso ovest, in Laos. Dopo pranzo il marito di Mama Sa ed un amico ci accompagnano in motorino in città, da dove alle 19.00 partirà il bus notturno diretto al confine di Dien Bien Phu e da qui potremo proseguire per il Laos. Il costo del biglietto è di 500.000 dong a testa (siamo sulle 20€) ed il viaggio durerà circa una ventina di ore. Nel salutarci Mama Sa ci regala vari braccialetti colorati fatti a mano e posa con noi per qualche foto di ricordo. Se all’inizio eravamo scettici nel recarci a Sapa possiamo dirci ora pienamente contenti della nostra scelta. La località è stata presa di assalto dai turisti (la cittadina di Sapa sembra quasi più rifornita di Hanoi) e la vendita forsennata di pacchetti con trekking ed homestay incluso rischiano di compromettere l’autenticità del posto, tuttavia i paesaggi e la calorosità della gente sono qualcosa di spettacolare ed un aspetto peculiare del Vietnam.
Ed ora via, alla scoperta del Laos!
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